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Molinari F.: Istria contesa

: In listino

: Storia e Testimonianze

: Ugo Mursia Editore

Prezzo di listino €14,00

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Fulvio Molinari
Istria contesa
La guerra, le foibe, l'esodo

La Dalmazia e l’Istria, luoghi indimenticati per oltre 200.000 esuli che hanno lasciato la loro terra alla fine della Seconda guerra mondiale per mettere nuove radici in tutta Italia, ma anche in Australia e in America.

Una terra, l’Istria, in bilico tra due mondi – italiano e slavo – percorsa da eserciti, lacerata da contrapposizioni nazionali, divisa da mutevoli linee di confine. Gli slavi si ribellano alla politica di assimilazione attuata dal governo fascista: la comune difesa della nazionalità cementa l’alleanza tra cattolici, nazionalisti e comunisti. Nasce la resistenza armata e, dopo l’8 settembre 1943, la stagione delle violenze. L’Istria è occupata da oltre un mese dalle formazioni jugoslave: si consumano vendette politiche e personali. È la prima tragedia delle foibe. La controffensiva tedesca riconquista l’Istria, ed è un susseguirsi di attentati partigiani e repressioni. La Venezia Giulia è regione strategica per la Wehrmacht, in ritirata dai Balcani, e per gli Alleati, che risalgono la penisola italiana. Tito spinge le sue armate fino a Trieste e Gorizia, poi gli Alleati lo costringono a ripiegare: ma i quaranta giorni di occupazione jugoslava sono scanditi da foibe e deportazioni. Alla conferenza di Parigi, 10 febbraio 1947, l’Italia perde Fiume, Zara, le isole del Quarnero, quasi tutta l’Istria; si apre la «questione di Trieste» costituita in Territorio libero, focolaio di future tensioni. Nelle terre passate alla Jugoslavia si instaura il potere popolare. Tribunali del popolo, epurazioni, arresti, nuove uccisioni nelle foibe, nuove violenze. Più di duecentomila istriani e dalmati lasciano la loro terra e si rifugiano in Italia, esuli in patria.

Fulvio Molinari (1937-2011), giornalista e scrittore, come inviato della Rai per il Tg1 ha percorso tutti i Paesi dell’est europeo, la Germania e l’Austria, ma ha lavorato soprattutto nella ex Jugoslavia seguendo la lunga agonia di Tito, le visite di Stato, i grandi rivolgimenti politici e sociali e la guerra in Slovenia, Croazia e Bosnia. È stato anche fra i primi giornalisti occidentali a entrare in Albania, da dove ha firmato decine di corrispondenze.