IN LIBRERIA
LOCHES
UN INCONTRO IMPOSSIBILE TRA LEONARDO DA VINCI E LUDOVICO IL MORO
IL ROMANZO D’ESORDIO DI FABIO LOPEZ CHE GETTA NUOVA LUCE SULLA VITA DEL GRANDE MAESTRO E INTERPRETA LE VICENDE DI MILANO NEL PASSAGGIO TRA L’ETÀ ANTICA E L’EVO MODERNO
“Il rapporto fra Leonardo da Vinci e Ludovico il Moro fu la chiave di volta per lo sviluppo della cultura rinascimentale a Milano. Due personaggi così antitetici e nel contempo così empatici. Così simili nella sete di grandezza, della ‘roba’ per Ludovico, della conoscenza attraverso la ‘libertà’ dell’esperienza per Leonardo.”, dichiara Fabio Lopez, autore di Loches. Un incontro impossibile tra Leonardo da Vinci e Ludovico il Moro. (Mursia, pagg. 104, Euro 10,00) “Di qui l’idea di questo mio romanzo: un incontro e un lungo dialogo tra i due, nella realtà infattibile, a Loches, dove venne rinchiuso e con ogni probabilità morì il Moro, e dove, per pura coincidenza, a pochi chilometri e anni di distanza, fu chiamato da Francesco I il Genio. Un pretesto per narrare e tentare d’interpretare le vicende di Milano nel periodo del passaggio tra l’età antica e l’evo moderno e per aggiungere sale alla riflessione su uno fra i più noti personaggi d’ogni tempo.”
Trentotto chilometri appena separano Amboise da Loches, in Francia. Nella prima vi approdò Leonardo da Vinci, anno 1516, su invito personale del Re Francesco I Valois. Nella seconda, in un’ampia cella del maschio medievale, vi fu rinchiuso Ludovico il Moro Sforza, fatto prigioniero dai francesi. Morì, pare, nel 1508. L’invenzione di questo racconto muove dall’idea che il Moro nel 1516 fosse ancora vivo e che il Re di Francia chiedesse al Maestro toscano di recarsi da lui affinché la smettesse di lamentarsi per il trattamento di prigionia. Ne nasce quindi un serrato confronto fra i due, un pretesto narrativo per ripercorrere le vicende del Ducato milanese secondo i due punti di vista, e non mancano accese discussioni come quella sul Cavallo Sforza, grandioso monumento a Francesco padre, commissionato dal Moro a Leonardo e mai portato a termine:
“Il Cavallo. Voi non mi permetteste nemmeno di arrivare alla fusione. Mi avete sottratto il rame e lo stagno.”
“No! Eri tu ad essere inconcludente…io ti diedi fiducia. Invece, nel 1489, mi pare, dovetti chiedere a Lorenzo de’ Medici di mandarmi qualche altro scultore fiorentino, perché tu non lo sapevi condurre ancora in opera.”
“…Osservai per mesi i migliori cavalli del Ducato. Ne studiai e riprodussi i movimenti…feci per Vostra Signoria numerosi schizzi, ma nessuno vi piaceva…E poi volevate anche che pensassi a come posare il monumento…Vi proposi di realizzare una piazza grande come il Castello. Al centro vi saria stato il Cavallo…Dovevo fondere in un sol getto, per evitare che poi una siffatta struttura del peso di 80 centinai si crepasse nelle giunture fra i getti…Tre forni mi convinsi a costruire per avere la fusione de tutte le parti in ugual misura…Ma voi mi sottraeste il rame.”
“Non fui io a toglierti il rame ma la guerra! Tu continuavi a tirarla in lungo per quel cantiere. Era appena morto Gian Galeazzo e noi dovevamo assicurare il Ducato de Mediolano; era un momento difficile e magari i veneziani avrebbero potuto approfittarne. Chiesi aiuto a mio suocero Ercole d’Este, per avere io il tempo di raggiungere Carlo VIII e confermare per noi Genova, e poi l’investitura ufficiale dell’Imperatore. Promisi a Ercole le provvigioni per i suoi soldati, ma in cassa non vi erano abbastanza soldi e Bergonzio si arrangiò a consegnare quel rame per fare le passevolanti [cannoni a canna lunga] che servivano a Ferrara…”
Questi e molti altri aneddoti fanno emergere il carattere dei due grandi e le vicende che ne ripercorrono la storia così come quella del ducato Milanese.
Breve romanzo storico, invenzione ma non falsificazione, tutto basato su fonti certe e attendibili, citazioni dirette dagli scritti del mancino e qualche interpretazione non sempre ortodossa, seppur possibile.
Fabio Lopez (Milano, 1953) vive a Milano. È architetto e figlio di Guido, l’autore di Milano in mano. Dopo la sua scomparsa (2010) ha intrapreso l’attività di mantenere vivi i testi del padre, in particolare la celebre guida in libreria fin dal 1965, aggiornandola ai giorni nostri. Con La roba e la libertà. Gli Sforza, Leonardo e Ludovico si è tuffato nel mondo del rinascimento milanese, integrando il testo del padre con le novità storiografiche degli ultimi anni. Loches è il suo primo romanzo.
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